
Dobbiamo essere consapevoli che ogni transizione comporta dei costi economici e sociali. Per questo, è necessario che le misure di Fit-for-55 accompagnino e sostengano le imprese in modo graduale verso un processo di decarbonizzazione e transizione verso un’economia circolare. Diversamente, con un approccio ideologico e integralista, rischiamo che pezzi interi delle nostre filiere industriali italiane si spengano. Il che vuol dire centinaia di migliaia di posti di lavoro persi.
Carlo Bonomi
Presidente Confindustria
“Mezz’ora in più”, RAI 3, dicembre 2021

FIT-FOR-55: MINIMIZZARE LE CRITICITÀ, MASSIMIZZARE I BENEFICI
Confindustria è fortemente impegnata sull’obiettivo di minimizzare le criticità per le imprese e massimizzare i benefici complessivi degli interventi regolatori di adeguamento della normativa europea in materia di energia e clima all’obiettivo climatico UE 2030.
L’attività è collegata alle 12 proposte legislative del pacchetto Fit-for-55, che interessano, in via prioritaria per il mondo industriale, le regole sull’efficienza energetica, sulle energie rinnovabili, sulla tassazione dei prodotti energetici, la riforma del sistema ETS e una proposta per introdurre un meccanismo di aggiustamento del carbonio alla frontiera (il cd. CBAM). Forte attenzione è dedicata anche al filone normativo del Pacchetto legato alla transizione energetica nel settore dei trasporti, con proposte legislative concernenti gli standard di CO2 delle automobili e van, le infrastrutture per i carburanti alternativi e le alternative fuels per l’aviazione e il settore marittimo.
Diverse misure previste dalla riforma dell’ETS (Emissions Trading Scheme) rischiano di danneggiare il tessuto industriale italiano, indebolendo la protezione dal rischio di carbon leakage e aumentando artificialmente il prezzo della CO2 . Lo stesso rischio si manifesta in riferimento al CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism), la cui introduzione comporterebbe una troppo rapida riduzione e successiva eliminazione delle quote gratuite ETS. La proposta, inoltre, non è accompagnata da uno strumento di export rebate.
A fronte di criticità così rilevanti l’attività di proposta di Confindustria è stata molto intensa.
Oltre ad un rafforzamento del framework di carbon leakage, è stato richiesto l’abbandono delle misure ETS che aumentano artificialmente il prezzo del carbonio, al fine di garantire che il processo di decarbonizzazione sia coerente con lo sviluppo tecnologico. È stata avanzata la proposta che l’implementazione del CBAM avvenga in due fasi: una di adeguamento amministrativo, e l’altra “pilota”, finalizzata a verificare l’efficacia dello strumento a proteggere le imprese dal rischio di carbon leakage, anche per i prodotti esportati. Inoltre, Confindustria ha suggerito che solo al termine del periodo di test (non prima del 2030), si possa considerare la riduzione delle quote gratuite per i settori interessati dal CBAM e che la Commissione presenti una soluzione di export rebate.
In riferimento alla revisione della normativa sulle rinnovabili, è stato richiesto di integrare la proposta di revisione con regole più stringenti che impongano agli Stati di velocizzare le procedure amministrative, e con misure volte a promuovere lo sviluppo di biogas e gas low-carbon. In materia di efficienza energetica, la criticità maggiore è costituita dall’imposizione di un ban all’uso di tecnologie alimentate da combustibili fossili, inclusa la cogenerazione ad alto rendimento.
Confindustria ha domandato la rimozione del limite tecnologico, chiedendo il riconoscimento del potenziale di decarbonizzazione della cogenerazione ad alto rendimento.
In riferimento alle misure per la mobilità sostenibile, vengono stabiliti obiettivi ambiziosi che rischiano di mettere in crisi il settore dei trasporti, in particolare la filiera automotive e la componentistica.
L’assenza di coordinamento tra il Regolamento sugli standard di emissione di CO2 e quello sulle infrastrutture di ricarica e rifornimento, rischia di creare target incoerenti e di non riconoscere il contributo essenziale alla transizione dei carburanti alternativi. In materia di mobilità sostenibile, si è suggerito un approccio aperto alle diverse soluzioni tecnologiche ed un metodo che tenga in considerazione l’intero ciclo di vita delle emissioni come parametro di calcolo delle stesse, in aderenza al principio della neutralità tecnologica.
L’azione sul pacchetto di misure è ancora in corso. Il position paper sul Fit-for-55 di BusinessEurope rispecchia ampiamente le posizioni di Confindustria, che è riuscita a far presentare più di 335 emendamenti nell’ambito della procedura legislativa ordinaria dei diversi dossier in Parlamento europeo, con il contributo di deputati di tutti i gruppi politici. In particolare, per i dossier che riguardano la filiera automotive è stata raggiunta una posizione congiunta con il Ministero dello Sviluppo Economico presentata in sede di Consiglio competitività.

Per cogliere appieno la sfida che rappresentano, il PNRR e il pacchetto Fit-for-55 vanno rimodulati per tenere conto del fatto che ci sono comparti strategici della manifattura, come l’automotive, che dovranno affrontare una transizione molto rilevante in termini di investimenti e formazione.
Maurizio Marchesini
Vice Presidente Filiere e Medie Imprese
Innovation Days il Sole24Ore, aprile 2022

UNA TRANSIZIONE SOSTENIBILE PER LA FILIERA AUTOMOTIVE
Il settore automotive e la sua filiera rappresentano un pilastro dell’industria italiana e sono strategici per l’intera economia del Paese.
Il comparto vale oltre il 6% del PIL con 106 miliardi di euro di fatturato e occupa 278.000 persone, pari ad oltre il 7% degli addetti della manifattura.
Rispetto a questi dati, la componentistica rappresenta circa 2.200 imprese, 164.000 addetti e 50 miliardi di euro di fatturato (fonte Anfa). Il settore automobilistico italiano sta affrontando una serie di congiunture fortemente negative, che hanno determinato un crollo della produzione: l’aumento dei costi delle materie prime e dei noli, la crisi energetica e la carenza di semiconduttori. E parallelamente deve fronteggiare tre grandi trasformazioni: la transizione digitale, quella energetica e il cambiamento dei modelli di business.
L’azione di Confindustria è volta a difendere la produzione nazionale del settore e garantirne la continuità. La transizione del settore è legata al pacchetto di misure europee Fit-for-55, che ha fissato obiettivi di sostenibilità ambientale decisamente sfidanti per il sistema produttivo in generale e che in gran parte fanno leva sul settore automotive, come ad esempio la riduzione del 55% delle emissioni dei gas serra delle automobili entro il 2030 e del 50% di quelle dei veicoli commerciali, oltre allo stop alla produzione e la vendita di automobili e veicoli commerciali con motore a benzina, gasolio e ibrido entro il 2035.
Secondo Confindustria, le imprese della filiera automotive devono necessariamente essere accompagnate nella transizione per raggiungere con meno perdite possibili gli obiettivi della sostenibilità e attuare gli enormi investimenti per la riconversione industriale. Per questo motivo sono indispensabili sia misure di breve periodo di sostegno della domanda ma anche strumenti destinati alla realizzazione di investimenti nel medio-lungo periodo.
A giugno 2021 il Ministero dello Sviluppo Economico ha costituito un Tavolo con tutti gli stakeholder. Confindustria ha partecipato alle riunioni convocate proponendo un Piano di Politica industriale di riconversione del settore così come fatto in passato per il Piano 4.0 e che preveda incentivi e interventi specifici per gli investimenti, per la formazione e per l’attività di R&S&I. All’interno del Sistema è stato costituito un Tavolo Auto di Confindustria, presieduto dal Vice Presidente Maurizio Marchesini, a cui partecipano tutte le associazioni rappresentative della filiera per condividere una posizione comune e un approccio unitario da presentare al Governo. Dopo mesi di interlocuzione si è ottenuta l’istituzione di un Fondo dedicato al settore con una dotazione di 700 milioni di euro per l’anno 2022 e 1 miliardo l’anno dal 2023 al 2030.
Operativamente Confindustria ha costituito una task force per definire all’interno del Piano di Politica industriale delle proposte di dettaglio:
- Strumenti di supporto agli investimenti validi a livello nazionale per la riconversione della filiera, coerenti per dimensione e durata agli obiettivi da raggiungere;
- Percorso di riconversione con progetti champion già in corso in Italia o all’estero per le diverse aree della filiera e la possibilità di clonare soluzioni già adottate con successo;
- Programmi di up/re-skilling finalizzati al reinserimento della forza lavoro in settori geograficamente contigui, con un’analisi delle situazioni più critiche e dell’industria presente nelle aree interessate. I programmi di formazione dovranno essere disegnati in stretta collaborazione con le imprese presenti nel territorio i profili professionali mancanti.
FINANZA SOSTENIBILE: AL CENTRO I RISCHI ESG
Con l’adozione da parte della Commissione europea della Nuova strategia sulla Finanza Sostenibile, nel 2021 si è assistito a una proliferazione di norme e nuove proposte sul tema della sostenibilità e della finanza di transizione. Confindustria ha risposto alle consultazioni sul tema, anche insieme a BusinessEurope, rappresentando la propria posizione.
In particolare, sui seguenti temi: attuazione del Regolamento Tassonomia, atto complementare su gas naturale e nucleare, nuove tassonomie (sociale e ambientale estesa), Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDD).
L’insieme di regole sulla finanza sostenibile imporrà uno sforzo enorme a tutto il sistema produttivo e richiederà un sostegno ai processi di ammodernamento delle imprese così come un sostegno “orizzontale” per i settori più interessati dalla transizione. Una forte accelerazione arriverà anche dal rapporto con le banche. Ai sensi dell’evoluzione della normativa bancaria, le banche sono infatti tenute a valutare le imprese anche sotto il profilo dei rischi ESG; ciò richiederà alle imprese di tutte le dimensioni di attrezzarsi per dialogare in modo coerente con gli istituti creditizi, fornendo un set completo di informazioni sul loro livello di sostenibilità. Analogo sforzo informativo varrà peraltro nell’ambito delle filiere nel rapporto tra PMI e capo-filiera.
Confindustria ha richiesto alle istituzioni di evitare eccessive accelerazioni ribadendo la necessità che il percorso verso la sostenibilità sia graduale e proporzionato. Inoltre, le nuove regole devono consentire alle banche di continuare a finanziare la transizione delle imprese, anche di quelle che hanno bisogno di reperire le risorse necessarie per diventare sostenibili ma non sono ancora conformi ai criteri fissati dalla tassonomia.
Anche le proposte di direttiva su CSRD E CSDD, seppure rispettando gli obiettivi del Green Deal e della Finanza sostenibile, dovranno avere lo stesso approccio graduale e proporzionato e che non aggravi gli oneri per le imprese in materia di reporting. Inoltre, dovranno essere prese in considerazione le esigenze delle PMI, al fine di non imporre loro costi ulteriori. Per quanto riguarda le proposte CSRD – che modifica l’attuale normativa sulle informazioni non finanziarie estendendola a tutte le grandi imprese e alle PMI quotate e implementando i contenuti dei report – e CSDD, Confindustria ha proposto degli emendamenti in seguito presentati in commissione affari giuridici del Parlamento europeo, focalizzati sulla semplificazione dei nuovi obblighi di rendicontazione, la previsione di tempi più lunghi per il recepimento e l’applicazione, nonchè incentivi all’adesione volontaria delle imprese di minori dimensioni.
In termini di risultati finora conseguiti, è stato richiesto e ottenuto che l’atto delegato sull’articolo 8 del Regolamento Tassonomia, che impone obblighi di disclosure sulle informazioni di sostenibilità alle imprese che devono redigere la dichiarazione non finanziaria, fosse inizialmente applicato in modo semplificato e che fossero pubblicati ulteriori chiarimenti da parte della Commissione. La Commissione ha quindi pubblicato specifiche FAQ che consentono alle imprese e ai soggetti interessati di orientarsi meglio negli obblighi di informativa previsti.
In tema di CSRD, i triloghi tra le Istituzioni sono ancora in corso e sarà necessario aspettare il testo finale per poter fare una valutazione definitiva. Tuttavia, sembra essere acquisito un approccio proporzionale per l’applicazione dei nuovi obblighi con standard semplificati di rendicontazione per le PMI quotate, che potrebbero anche essere escluse – se passasse l’impostazione del Parlamento europeo – fatta salva la loro adesione volontaria. Inoltre, dovrebbero esseri previsti tempi più dilatati per l’entrata in vigore delle nuove norme.
Per quanto riguarda la CSDD, l’azione di Confindustria è iniziata prima che la Commissione pubblicasse il testo della proposta. In coordinamento con BusinessEurope e con le altre Federazioni europee, Confindustria ha individuato le criticità emerse (soprattutto per quanto riguarda la parte relativa al governo societario sostenibile) e agito per presentare la sua visione alla Commissione europea.

Gli imprenditori hanno fiducia nelle loro capacità e sono pronti ad investire e assumere. Tuttavia, vogliamo che siano l’Italia e l’Europa a moltiplicare le occasioni di crescita e chiediamo al Governo, come alleanza dei “giovani produttori”, di non essere lasciati per ultimi nel piano di ripresa e resilienza italiano. Queste risorse dovranno essere incanalate su alcune priorità e investimenti come il lavoro, la sanità, l’innovazione e la sostenibilità.
Riccardo di Stefano
Vice Presidente e Presidente Giovani Imprenditori
Avvenire, marzo 2021

IL PATTO GENERAZIONALE DEI GIOVANI IMPRENDITORI
Il 9 luglio si è svolto il cinquantesimo convegno dei Giovani Imprenditori che eccezionalmente si è tenuto a Genova, un anno dopo la ricostruzione del ponte Morandi. L’appuntamento è stato il primo grande evento a livello nazionale in presenza, grazie all’allentamento di alcune restrizioni dovute alla pandemia. Si è trattato di un momento di confronto di fondamentale valore per il Movimento, perché ha visto la partecipazione dei leader dei primi sei partiti italiani: Giuseppe Conte, Enrico Letta, Giorgia Meloni, Matteo Renzi, Matteo Salvini, Antonio Tajani. Hanno contribuito al dibattito anche la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, il Ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, il Ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani.
Il presidente dei Giovani Imprenditori si è rivolto ai 700 partecipanti con una domanda: “qual è la vostra idea di futuro?”.
Il messaggio chiave del convegno “Storia Futura. L’impresa di crescere” è stato un auspicio per la ripartenza del Paese, come ha fatto la città di Genova dopo il crollo del ponte. Riccardo Di Stefano ha proseguito proponendo un’alleanza tra la società civile e sindacalisti under40 per unirsi alla discussione e lavorare insieme per una visione condivisa di futuro.
L’invito è stato lanciato a imprenditori, commercialisti, avvocati, manager, e poi rider, piattaforme della gig economy, partite iva, startupper per un Patto generazionale under 40 per ridare dignità e opportunità alle giovani generazioni. A cominciare dalle Istituzioni.
Individuare soluzioni per il futuro, puntando sulle nuove generazioni per colmare i quattro grandi divari del Paese: generazionale, di genere, di competenza e di territorio è stato, conseguentemente, il focus del convegno di Capri dei Giovani Imprenditori “Spazi, costruire oltre le distanze” che si è tenuto a Napoli alla Stazione Marittima in ottobre.
L’appello dei Giovani Imprenditori di Confindustria ha rilanciato l’esperienza di IMPatto Giovani: un tavolo di confronto di iniziativa confindustriale che riunisce 12 sigle datoriali che rappresentano oltre 100 mila associati under 40. Hanno deciso di unire le forze e fare squadra per essere protagonisti del rilancio economico e sociale del Paese: Giovani Imprenditori Confindustria, Federmanager Giovani, Gruppo Giovani Imprenditori Confapi, Confartigianato Giovani, Giovani di Confagricoltura – ANGA, Giovani Imprenditori SMI – Sistema Moda Italia, Confartigianato Giovani Imprenditori, Giovani ANCE – Associazione Nazionale Costruttori Edili, AIGA – Associazione Italiana Giovani Avvocati, Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, Gruppo Giovani – FederlegnoArredo, AIOP Giovani – Associazione Italiana Ospedalità Privata, Associazione Classi Dirigenti delle Pubbliche Amministrazioni.
Nell’occasione è stata realizzata una survey dedicata alla percezione per il 2021 di imprenditori, manager e professionisti under 40 sull’economia, sul lavoro e sul tessuto produttivo. Per la maggioranza degli intervistati, nonostante la grave crisi pandemica, la percezione del futuro restava positiva.
SPORT E GRANDI EVENTI: UN VOLANO DEL MADE IN ITALY
L’estate 2021 è passata alla storia per gli innumerevoli successi dello sport italiano con la vittoria agli europei di calcio e il record assoluto di medaglie vinte dagli azzurri olimpici ai Giochi di Tokyo. Grandi eventi, sportivi e culturali, che sono un volano di sviluppo per l’economia e il territorio e generano effetti positivi sull’attrattività di un Paese.
Lo sport, infatti, alimenta un settore industriale strategico per l’economia nazionale con oltre 15 mila imprese nel settore della gestione di impianti e attività sportive, un fatturato diretto di oltre 4 miliardi di euro e quasi 40 mila lavoratori impiegati.
Le grandi manifestazioni sono da sempre per Confindustria una preziosa occasione di visibilità sullo scenario internazionale, che è necessario cogliere appieno per sviluppare cooperazioni e partnership, per creare business, recuperare competitività, incrementare l’occupazione, attrarre investimenti ed esportare la cultura italiana nel mondo.
Per queste ragioni, Confindustria è stata partner di primo piano di questi eventi considerati una vetrina per l’Italia e il suo Made in Italy e si è fatta promotrice presso le aziende per fornire loro occasioni di crescita e sviluppo.
In questa cornice si colloca anche il Memorandum d’intesa tra Confindustria e Fondazione Milano Cortina 2026 che mira alla realizzazione di Giochi “belli e sostenibili” attraverso il coinvolgimento delle imprese private nella Road to the Games, sfruttando il percorso di avvicinamento costellato da eventi istituzionali, sportivi, ma anche della business community.
Secondo il rapporto “Sport e Impresa: una partnership vincente”, realizzato dalla Luiss Lab of European Economics, le Olimpiadi invernali del 2026 produrranno un incremento di risorse all’interno del comparto sport pari a 1.142 milioni di euro complessivi; i settori collegati direttamente e indirettamente al settore sportivo beneficeranno di maggiori risorse per 1.026 milioni di euro. L’analisi di impatto evidenzia che all’aumento di valore aggiunto e occupazione corrisponde un incremento nel livello del reddito, stimato pari a circa 320 milioni di euro, di cui 225 milioni all’interno al settore.
In questo percorso si inseriscono anche il Giubileo 2025, il bimillenario della crocifissione di Cristo e la candidatura di Roma per ospitare EXPO 2030. Questi tre grandi eventi rappresenteranno nei prossimi anni un asset di sviluppo e competitività fondamentali per il territorio e l’Italia intera.
E dalla ripresa di Roma, immagine dell’Italia nel mondo, passa anche lo sviluppo del Mezzogiorno e di tutto il Paese.

Per Confindustria è essenziale la sinergia di obiettivi tra pubblico e privato per la riuscita dei grandi eventi. In questa direzione, le Olimpiadi ci proiettano in uno scenario internazionale e rappresentano un’occasione imperdibile per l’Italia. Il nostro sistema imprenditoriale è pronto a cogliere le opportunità che Milano Cortina 2026 offre per accrescere reputazione, attrattività e credibilità del nostro Paese
Alberto Marenghi
Vice Presidente Organizzazione,
Sviluppo e Marketing Associativo
Adnkronos, marzo 2022
