La Legge di Bilancio è un’occasione per il rilancio del Paese. Ma questa manovra, insieme al decreto fiscale non vanno nella giusta direzione. La battaglia dei partiti, impegnati ciascuno a mettere le proprie bandierine, ha impedito un energico taglio contributivo del cuneo fiscale, la vera leva per aumentare il reddito dei lavoratori e rendere competitive le imprese. Oltre ad essere venuto meno il Patent Box, i crediti destinati alla ricerca, una maggiore spinta alla sburocratizzazione e un depotenziamento di Industria 4.0.
Carlo Bonomi
Presidente Confindustria

Il Messaggero, dicembre 2021

LA MANOVRA DI BILANCIO 2022

La Manovra di bilancio 2022, pur nella sua volontà espansiva, è risultata complessivamente scarna di misure specificamente destinate alle imprese e idonee a ridare all’economia del Paese il giusto slancio per superare le profonde incertezze che hanno caratterizzato gli ultimi anni. Non sono stati definiti alcuni indirizzi di fondo per il rilancio, a partire dalla riduzione della componente contributiva del cuneo fiscale in direzione di una maggiore partecipazione al lavoro di giovani e donne. Rispetto alle misure adottate sono rimasti insufficienti e non abbastanza coordinati gli interventi di sostegno agli investimenti innovativi delle imprese e alla ricerca, strumenti indispensabili per affrontare le transizioni, green e digitale.
Non è stata inoltre fornita una risposta adeguata ai pesanti effetti che i rincari di elettricità e gas hanno avuto e ancora hanno sulla redditività e, in alcuni casi, sulla stessa continuità di intere filiere produttive. Infine, è risultata assente una visione in tema di education, in quanto non sono state previste misure specifiche per il finanziamento dei percorsi di alternanza scuola-lavoro nella scuola secondaria superiore, e per la stabilizzazione e l’implementazione dei percorsi erogati dagli ITS.

1.

Interventi in materia fiscale

Sul piano fiscale si sarebbero potuti ipotizzare interventi più incisivi di riduzione della pressione fiscale sulle imprese (si pensi ad un auspicabile definitivo superamento dell’Irap) o forme strutturali di ristoro delle perdite – e del connesso accresciuto indebitamento subìti nella fase pandemica (a titolo esemplificativo, valga un cenno a forme di carry-back delle perdite o alla revisione della disciplina di deducibilità degli interessi passivi).
Sul fronte dell’Irpef la Legge di Bilancio 2022 segna l’elisione dell’aliquota di imposta del 41% e il ritocco al ribasso delle aliquote del secondo e del terzo scaglione di reddito (rispettivamente dal 27% al 25% e dal 38% al 35%). In luogo dei precedenti 5 scaglioni, il nuovo impianto dell’imposta prevede le seguenti 4 aliquote applicate ai rispettivi scaglioni di reddito:
1) 23% fino a 15.000 euro; 2) 25% oltre 15.000 euro e fino a 28.000 euro; 3) 35% oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro; 4) 43% oltre 50.000 euro. Nell’ottica delle imprese, si evidenziano maggiori oneri gestionali connessi alle misure approvate, per lo meno in una fase transitoria.
In merito all’IRAP, è prevista l’esclusione del tributo per persone fisiche esercenti attività commerciali, arti o professioni, fino ad oggi tenute al pagamento solo in ragione dell’esercizio abituale di un’attività autonomamente organizzata, diretta alla produzione o allo scambio di beni o alla prestazione di servizi.
Si nota invece più attenzione sul fronte degli investimenti privati (4.0 e bonus edilizi) con rilevanti interventi su ricerca e innovazione.
In questi ambiti da un lato si nota un prolungamento dell’ambito di applicazione temporale del credito R&S&I (cui fa però da contraltare una riduzione delle aliquote agevolative), dall’altro si evidenzia un passo indietro sul Patent Box, visto il cambiamento radicale di impostazione di un incentivo che premiava i beni immateriali connotati da maggiore redditività.
Sul piano della tassazione delle imprese risultano accolte le segnalazioni di Confindustria che hanno portato all’ulteriore differimento al 2023 dei termini di entrata in vigore delle cosiddette

Il cambiamento radicale di impostazione del Patent Box è un errore di strategia per il Paese. Abbiamo bisogno di tecnologie e dobbiamo essere in grado di svilupparle, sostenendo con ogni mezzo la nostra capacità di essere protagonisti e non solo utilizzatori o compratori.
In questo senso, il Patent Box originario ha dato risultati molto positivi sia per le grandi imprese che per le PMI. Continueremo a rivendicare che questo strumento è a vantaggio della crescita di tutto il Paese.
Francesco De Santis
Vice Presidente Ricerca e Sviluppo

Il Sole 24 Ore, dicembre 2021

Plastic e Sugar tax, mentre si coniuga con l’esigenza di mitigare, per le imprese OIC, gli effetti negativi della pandemia sui bilanci di esercizio, l’estensione agli esercizi in corso al 31 dicembre 2021 e 2022 della possibilità di sospensione dell’imputazione a conto economico degli ammortamenti (fermo restando il loro riconoscimento ai fini fiscali).
Sono state accolte le sollecitazioni provenienti dal comparto imprenditoriale intervenendo sul limite annuo per le compensazioni dei crediti fiscali, portato, a regime, a 2 milioni di euro: un significativo e concreto sostegno alla liquidità delle imprese, messa a dura prova dal precedente limite, fissato a 700.000 euro. Accolta, inoltre, la richiesta di prorogare di un semestre l’entrata in vigore del nuovo adempimento sulle operazioni transfrontaliere (c.d. esterometro).
Con riferimento alla fiscalità locale, Confindustria ha conseguito due importanti misure che hanno consentito di evitare un rilevante incremento della bolletta energetica per le imprese in ragione della variabile fiscale, nonché confermato l’esclusione della potestà impositiva dei comuni nella gestione dei rifiuti industriali. In particolare, di intesa con le imprese fornitrici di servizi di pubblica utilità, ha ottenuto delle sostanziali modifiche alla disciplina del canone unico patrimoniale, nonché importanti conferme dal Ministero della Transizione Ecologica e dal Ministero dell’Economia delle finanze circa l’esclusione delle aree produttive dall’applicazione della TARI.
A forte detrimento delle imprese – nonché della certezza e stabilità del quadro normativo si segnala, invece, la norma che apporta modifiche alla disciplina di rivalutazione di beni e riallineamento di valori fiscali, introdotta nel 2020 dal c.d. DL Agosto (articolo 110, comma 8-bis, del DL n. 104/2020). La norma, come modificata dalla Legge di Bilancio per il 2021, attribuiva ai soggetti IAS e OIC la possibilità di riallineare i valori civilistici e fiscali dell’avviamento e delle altre attività immateriali risultanti dal bilancio, mediante il versamento di una imposta sostitutiva delle imposte sui redditi pari al 3%. La recente Legge di Bilancio 2022, invece, introduce una deroga al regime fiscale ordinario degli ammortamenti di tali immobilizzazioni immateriali, prevedendo una durata del relativo processo (50 anni), che riduce sensibilmente i benefici fiscali di cui al citato DL Agosto (salvo il versamento di una ulteriore imposta sostitutiva tra il 12% e il 16% ovvero la rinuncia agli effetti fiscali della rivalutazione/riallineamento operati in bilancio).

2.

Interventi in materia di credito e finanza

Confindustria ha presentato numerose proposte ed emendamenti ai diversi provvedimenti di sostegno al credito e alla liquidità delle imprese emanati nel corso dell’anno.
Si segnalano in particolare le misure in tema di moratoria e garanzie pubbliche contenute nei seguenti provvedimenti: DL Sostegni Bis (DL 123/2021), Legge di Bilancio 2022, DL Recovery (DL152/2021), DL Energia (DL 17/2022), DL Ucraina (DL 21/2022).
Attraverso questi provvedimenti è stato possibile, tra gli altri interventi: prorogare la moratoria di legge per le PMI fino a fine 2021; confermare nel corso del 2021 le garanzie pubbliche prevedendo un allungamento dei finanziamenti garantibili da 6 a 8 anni; rifinanziare il Fondo di Garanzia per le PMI e costituire una sua sezione speciale dedicata al turismo nell’ambito del PNRR. Inoltre, nel DL Aiuti, come richiesto da Confindustria, sono state prorogate le garanzie pubbliche di SACE e del Fondo di Garanzia per le PMI fino a tutto il 2022, con l’attuazione della possibilità per SACE di concedere garanzie a mercato.
Al fine di assicurare il massimo sostegno alle imprese, Confindustria oltre a ottenere la proroga della moratoria e delle garanzie pubbliche (SACE e Fondo di Garanzia per le PMI) per tutto il 2021, ha riproposto di mantenere e rafforzare le stesse misure anche per tutto il 2022, in coerenza con il nuovo Quadro temporaneo sugli aiuti alle imprese colpite dal conflitto russo-ucraino.
L’azione di Confindustria ha scongiurato il rischio che le scelte di Governo, che ha inteso avviare un phase-out dalle misure di sostegno alla liquidità delle imprese, fossero ben più restrittive di quanto osservato e che venissero abolite troppo presto misure essenziali per le imprese.
In particolare, con il DL Aiuti si è ottenuto: la proroga a tutto il 2022 dell’intervento del Fondo di Garanzia per le PMI e un intervento rafforzato (gratuità della garanzia e copertura al 90%) dello stesso Fondo su finanziamenti finalizzati alla realizzazione di obiettivi di efficientamento o diversificazione della produzione o del consumo energetici; la proroga a tutto il 2022 delle garanzie di SACE già previste dal DL Liquidità; l’attuazione della possibilità per SACE di concedere una garanzia alle imprese, a condizioni di mercato, pari al 70% e su finanziamenti di durata fino a 20 anni.

3.

Interventi in materia di ammortizzatori sociali

Per Confindustria, le politiche per il lavoro non sono solo una componente centrale del welfare state ma rappresentano uno degli elementi chiave della competitività di un sistema economico. La pandemia è stata l’acceleratore di un processo di trasformazione che la rivoluzione 4.0 aveva già avviato, e ha reso ancor più urgente la necessità di apportare correttivi ai meccanismi di funzionamento del mercato del lavoro.
Il sistema di ammortizzatori sociali soffre storicamente della mancanza di un disegno organico, a causa dei continui e discontinui processi di aggiustamento. Si rende quindi necessaria una sua razionalizzazione, agendo sui meccanismi di finanziamento (da riequilibrare secondo maggiore equità ed in un’ottica di equilibrio finanziario di lungo periodo) e, sul principio di universalità e caratterizzando meglio i percorsi per la gestione delle crisi (industriali o occupazionali).

Le proposte e i risultati di Confindustria sono così riassumibili:

Universalità delle tutele: tutti i datori di lavoro e i lavoratori dipendenti devono essere assicurati dal rischio di riduzione o sospensione dell’attività lavorativa dovute a mancanza temporanea di lavoro attraverso l’erogazione di un trattamento di sostegno del reddito (a fronte del versamento di una contribuzione). Tale meccanismo assicurativo deve sussistere anche in caso di perdita dell’occupazione (meccanismo della Naspi). Anche se in maniera non completamente uniforme, ora tutti i datori di lavoro con almeno un dipendente sono coperti dal rischio derivante dalla riduzione o sospensione dell’attività lavorativa per fenomeni legati alle condizioni di mercato o ad eventi oggettivamente non prevedibili.

Finanziamento degli strumenti: le contribuzioni per le prestazioni sociali incidono sul costo del lavoro e sulla competitività delle imprese. Ai fini di un’equa determinazione delle contribuzioni a carico dei datori di lavoro, Confindustria ha proposto un riallineamento delle aliquote contributive tra settori che, in particolare per alcune prestazioni, è sbilanciato sulle imprese dell’industria. C’è stato un primo iniziale riallineamento delle aliquote contributive per alcuni settori che pagavano meno di altri – per le ipotesi di integrazione del reddito in costanza di rapporto di lavoro. Nessuna modifica è intervenuta, invece, per le aliquote contributive che i datori di lavoro pagano per assicurare i propri lavoratori dipendenti contro il rischio della disoccupazione.

Gestione dei processi aziendali di transizione: in materia di cassa integrazione straordinaria, servono percorsi amministrativi e strumenti differenti per le situazioni di crisi connotate da piani di sviluppo industriale, di riorganizzazione o reindustrializzazione rispetto alle situazioni di crisi che presentano un risvolto occupazionale di gestione degli esuberi. In entrambi i casi, Confindustria ha proposto che si introducano, sin dall’inizio della situazione di crisi, iniziative, strumenti ed azioni di politica attiva per il personale a rischio esubero.

Potenziamento della NASPI: con la percezione del trattamento di disoccupazione, è necessario rendere obbligatorie l’attivazione del disoccupato e la partecipazione alle azioni di politica attiva dirette alla formazione, riqualificazione e ricollocazione, sanzionando la mancata partecipazione con la decadenza dal beneficio. In ogni occasione utile Confindustria ribadisce che è necessario puntare sul principio di condizionalità per garantire il collegamento effettivo ed efficace tra politiche passive e politiche attive. Rimane fondamentale rafforzare ed esigere che il principio di condizionalità funzioni.

Potenziamento delle politiche attive: le azioni di politica attiva devono essere strettamente collegate e condizionare efficacemente l’erogazione delle politiche passive. Confindustria ritiene che sia necessario “promuovere” la partecipazione attiva del lavoratore ai processi di formazione, riqualificazione e ricollocazione ogni qual volta sia destinatario di trattamenti di integrazione del reddito. Per una gestione efficiente delle politiche attive, è fondamentale che venga realizzato uno strettissimo coordinamento tra le banche dati dell’Inps e quelle di tutti gli altri soggetti che gestiscono le politiche attive. Inoltre, Confindustria sostiene che sia necessario favorire collaborazione e sinergie tra le attività dei Centri per l’impiego e le attività delle Agenzie per il lavoro che ben conoscono, grazie alla loro articolazione e diramazione, i fabbisogni delle imprese del territorio sul quale insistono.

La riforma degli ammortizzatori sociali sostiene il principio di condizionalità tra le politiche passive e le iniziative di politica attiva, attraverso un sistema che condiziona la percezione delle integrazioni salariali in costanza di rapporto di lavoro alla attivazione del lavoratore verso iniziative di formazione, potenziamento delle proprie competenze e riqualificazione professionale. Nel far questo valorizza il ruolo dei Fondi interprofessionali – anche attraverso il rimborso del contributo dello 0,30% – che finanziano percorsi di incremento delle professionalità di lavoratori destinatari di integrazioni salariali in costanza di rapporto di lavoro, orientati al mantenimento del livello occupazionale nell’impresa.