Siamo orgogliosi che la Commissione Ue abbia approvato il nostro PNRR necessario per far arrivare i primi fondi dei 191 miliardi che arriveranno entro il 2026. Ma gli interventi che si faranno vanno collocati in una visione
di politica industriale oltre il PNRR. Serve un patto pubblico-privato declinato a tutti i livelli, capace di promuovere un percorso di ripresa e di crescita attraverso il PNRR e una stagione di riformismo competitivo che questo Paese
aspetta da 20-30 anni.
Carlo Bonomi
Presidente Confindustria
Corriere del Mezzogiorno, giugno 2021

PNRR:
L’OPPORTUNITÀ STORICA PER COSTRUIRE L’ITALIA DEL FUTURO

1.

63 Riforme e
134 Investimenti

A un anno dal suo annuncio, a giugno 2021 si concretizza un grande progresso per l’Europa: la Commissione europea adotta i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR) dei paesi membri e vengono emessi i primi titoli europei per 80 miliardi. È l’avvio concreto del Next Generation EU, un’occasione storica: uno strumento basato, per la prima volta, sull’emissione di debito comune, nel quale l’impiego delle risorse da parte degli Stati membri è legato all’implementazione di alcune riforme che siano state ritenute funzionali a rafforzarne il potenziale di crescita. Confindustria ha sempre sostenuto la necessità di debito comune: gli eurobond furono tra le principali proposte già alle Assise di Verona, nel 2018. Più di recente, con il volume “Il coraggio del futuro – Italia 2030-2050” Confindustria ha sottolineato come, in occasione della pandemia, l’UE non sia caduta nella “trappola” decisionale che l’aveva condotta, durante la crisi finanziaria del decennio scorso, a intervenire troppo poco e troppo tardi.
Il Piano italiano approvato dalla Commissione punta, da un lato, ad accelerare i processi di modernizzazione e transizione del nostro tessuto produttivo e, dall’altro, a “ricucire” i divari che ancora caratterizzano il Paese, riparando, al contempo, i danni economici e sociali causati dalla crisi pandemica. Quest’ultima si è abbattuta su un Paese già fragile dal punto di vista economico, sociale ed ambientale. Il PNRR punta così ad affrontare le debolezze strutturali dell’economia italiana: gli ampi divari territoriali, il basso tasso di partecipazione al lavoro di giovani e donne, i ritardi nell’adeguamento delle competenze tecniche, nell’istruzione e nella ricerca. Sono tutti ingredienti per accrescere il potenziale di crescita del Paese. Vista l’enorme dote di oltre 235 miliardi (tra Recovery and Resilience Facility, Fondo complementare e React-EU) per realizzare 134 investimenti e 63 riforme, la buona riuscita del Piano italiano indica una direzione da intraprendere a livello europeo: cioè se ci sarà più o meno Europa. Un’opportunità storica e unica da non perdere.

2.

Una valutazione
globale del piano

Tutti gli sforzi sono stati indirizzati a creare una vera discontinuità con il passato.
La ricetta consiste nel mettere in campo una strategia coerente dove gli effetti di lungo termine degli investimenti vengano rafforzati da adeguate riforme strutturali. Senza queste due componenti non è possibile pensare di aumentare il potenziale di crescita del Paese. In questo quadro, sono almeno quattro gli aspetti che sono stati largamente apprezzati da Confindustria, e sui quali essa ha fornito anche importanti contributi:

1. in primo luogo, è stato previsto che le risorse europee vengano erogate ai paesi secondo una scansione temporale precisa, costituita da 10 rate scadenzate ogni 6 mesi e la presenza di un prefinanziamento che è stato reso disponibile all’Italia, ad agosto 2021, di 24,9 miliardi;

2. in secondo luogo, l’erogazione delle risorse è subordinata al positivo conseguimento di numerosi milestone e target, traguardi e obiettivi, cioè “condizioni” concordate con l’Europa 24 in un denso cronoprogramma. Per l’Italia ne sono previste complessivamente 527: 51 nel 2021, per le quali nel mese di aprile è stata erogata la prima rata essendo state soddisfatte tutte le condizioni, e 45 in fase di completamento entro il primo semestre 2022;

3. in terzo luogo, le riforme da realizzare con il PNRR sono in larga parte quelle che le istituzioni internazionali hanno da sempre suggerito per tornare a crescere a paesi come l’Italia. Ad esempio, in fase redazionale Confindustria ha richiesto il potenziamento di alcuni istituti come la conferenza di servizi semplificata, l’estensione del silenzio assenso, il ricorso a termini perentori, il rafforzamento dell’ufficio per il processo, l’accelerazione dei tempi dei giudizi civili e incentivi per l’utilizzo degli strumenti ADR, lo snellimento burocratico di oltre 200 procedure per ridurre i tempi di risposta della PA, le semplificazioni in materia di valutazione di impatto ambientale (VIA), l’eliminazione delle autorizzazioni non necessarie;

4. in ultimo, una struttura della governance efficace, con due leve “trasversali”, il potere sostitutivo e il superamento del dissenso, che in generale consentono di intervenire tempestivamente sulle criticità attuative. Confindustria ha spinto per creare un modello basato sul superamento della frammentazione tra i diversi attori decisionali, rendendo la governance efficiente e partecipata anche dai corpi intermedi, focalizzando costantemente l’attenzione sul risultato, chiedendo l’individuazione di un unico responsabile per ciascun investimento con il compito di coordinare un team dedicato, composto dalle migliori professionalità selezionate nelle amministrazioni coinvolte. Non sono però mancate preoccupazioni sia di carattere generale, trasversali a tutti gli interventi, sia di carattere particolare, per lo più legate all’implementazione dei singoli investimenti e riforme. Per fronteggiare queste sfide, Confindustria ha istituito una Task Force interna, composta dai componenti di tutte le aree della struttura, con il compito di monitorare costantemente l’implementazione del piano, il rispetto delle condizioni pattuite con l’Europa, le ricadute economiche dei progetti e le eventuali criticità per il sistema italiano e il sistema imprese. Grazie alle analisi aggiornate e dettagliate sullo stato di attuazione del PNRR, da un lato, i vertici di Confindustria hanno potuto definire l’indirizzo politico e hanno potuto suggerire dei correttivi al Governo; dall’altro, le Associazioni del Sistema hanno a disposizione maggiori informazioni per valutare le ricadute economiche del PNRR e segnalare tempestivamente le opportunità alle proprie imprese associate. È stato altresì avviato un confronto con la rete di centri studi del Sistema Confindustria per coordinare le attività di monitoraggio del piano.
Infine, Confindustria e il MEF, in collaborazione con le Associazioni del Sistema, hanno organizzato numerose tappe di un roadshow sul territorio per presentare alle imprese le opportunità del PNRR. Da ultimo, anche in considerazione degli effetti della crisi russo-ucraina, Confindustria ha auspicato l’avvio, a livello europeo, di una discussione sull’opportunità di rimodulare termini e scadenze per alcuni investimenti o di introdurre strumenti finanziari (un fondo europeo o nazionale) di copertura degli extra-costi, con impatti esclusi dai bilanci pubblici, anche per rafforzare alcune linee di intervento del PNRR alla luce del mutato contesto in cui i Paesi sono chiamati a realizzare le misure. Al contempo, tale riflessione non dovrà mettere in discussione i caposaldi del Piano italiano, né rallentare il processo di implementazione delle riforme strutturali in esso previste, riforme che restano un pilastro per l’ammodernamento e la competitività del sistema produttivo.

3.

Questioni
di carattere
generale

Nel primo anno di operatività del PNRR, Confindustria ha segnalato e affrontato diverse problematiche di carattere generale:

1. Da subito il piano è apparso frammentato: su 134 investimenti, 86 valgono meno di 1 miliardo di euro. Seppur possa significare che le risorse sia state indirizzate con attenzione e parsimonia, di sicuro la frammentazione ha reso l’attività di monitoraggio più complicata.

2. Le tante riforme, alcune con tempistiche stringenti, potrebbero subire dei ritardi e avere effetti negativi a cascata sulla realizzazione degli investimenti. Per esempio, attualmente si registra come snodo più critico il disegno di legge sulla concorrenza, che affronta questioni che risultano tradizionalmente divisive. Altre riforme restano ancora vaghe e saranno dettagliate soltanto nei futuri decreti; perciò, ad oggi non è possibile valutare appieno la loro efficacia.

3. L’impegno allocativo di destinare almeno il 40% delle risorse al Sud ha fatto sorgere delle difficoltà nella selezione di alcuni progetti perché di scarsa qualità o non corrispondenti alle necessità (si veda, ad esempio, la sproporzione nel numero di richieste di realizzazione di asili nido nel Centro-Nord rispetto a quelle provenienti dal Sud). Pertanto, Confindustria ha suggerito di procedere prima con una ricognizione delle priorità e delle necessità sul territorio.

4. Il coinvolgimento del settore privato è avvenuto con un discreto ritardo. Il Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale è stato istituito il 14 ottobre 2021, ma la prima riunione è avvenuta soltanto il 25 novembre. Inoltre, seppur oggi il Tavolo si riunisca con regolarità e siano previste interlocuzioni scritte e orali, essendo composto da 32 soggetti tra cui Confindustria, sembra essere poco efficace nel veicolare le informazioni di dettaglio al Governo.

5. In ogni caso, le due più grandi criticità attualmente restano la trasparenza e la difficoltà nel rendere note alle imprese le opportunità disponibili. Per tutto il 2021 Confindustria ha rilevato difficoltà nel monitorare “dall’esterno” lo stato di attuazione del piano, nonostante gli apprezzati sforzi compiuti dalla Presidenza del Consiglio nell’avviare un portale dedicato a inizio agosto e nel pubblicare le ricognizioni sullo stato di attuazione. Confindustria ha chiesto al Governo dati aggiornati e puntuali sull’azione svolta dai diversi livelli di governo,
cruciali per poter intervenire laddove i dati dimostrassero qualche rallentamento attuativo, nonché per aggiornare le imprese sulle opportunità connesse al PNRR. Su questo aspetto, anche grazie all’insistenza di Confindustria, nel portale del PNRR è stata aggiunta una “sezione dedicata” ai bandi e agli avvisi il 28 ottobre 2021. La sezione, tuttavia, non include quelli “a valle”, emessi da Amministrazioni diverse da quelle titolari, quali gli enti locali. Confindustria ritiene prioritario che anche per questi sia necessario trovare al più presto un canale organico e aggiornato di comunicazione, per garantire concretamente alle imprese di partecipare alle gare.

6. Non meno rilevante è la criticità legata alla scarsa qualità e capacità progettuale della PA: basti pensare che circa 70 miliardi sono gestiti e messi a terra dalle amministrazioni locali. Si rischia un sovraccarico di lavoro senza personale sufficiente e competente.

7. Per accelerare il processo, occorre che la PA diventi attrattiva per i giovani. L’Italia è un paese in cui molti giovani di talento emigrano per fare carriera. La PA aveva previsto di potenziare il personale attraverso spesa per formazione, nuove assunzioni di tecnici e manager. Tuttavia, ancora oggi sono presenti delle “strozzature” sul lato dell’offerta di lavoro, come si è visto lo scorso autunno con le assunzioni di 2.800 tecnici al Sud (che si è rivelata parecchio sotto le aspettative) o con il successivo bando per l’assunzione di 500 funzionari al MEF. Tra le cause, la scarsa retribuzione offerta per queste posizioni ha probabilmente costituito un forte disincentivo, assieme all’assenza di meritocrazia e di misurazione delle performance, che ancora caratterizza la PA.

4.

Questioni
di carattere
specifico

Le questioni di carattere specifico fanno riferimento alle 6 missioni del PNRR o ai 3 assi strategici (digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale) o alle 3 priorità trasversali (parità di genere; occupabilità dei giovani; riequilibrio territoriale e sviluppo del Mezzogiorno). Confindustria è stata intensamente coinvolta e nel seguito si sintetizzano alcuni interventi salienti per macroaree.

Per un fisco e una finanza a favore della crescita e dell’internazionalizzazione delle imprese

Un piano di investimenti richiede un set di strumenti di intervento ben strutturati, stabili nel tempo e chiari nelle modalità applicative. Per questo Confindustria ha sempre sostenuto la necessità di misure agevolative articolate su ambiti temporali medio-lunghi. Parallelamente, occorre uno scenario interpretativo completo che fornisca agli investitori, esteri e nazionali, precise indicazioni sugli ambiti e sulle modalità di applicazione di incentivi automatici e di quelli che richiedono competenze tecniche di natura extra-fiscale. In merito al sostegno di ricerca e di investimenti innovativi, costante è stata l’interlocuzione con i ministeri coinvolti (MiSE, MEF) e con l’Agenzia delle Entrate (AE). Intenso il confronto con l’AE per pervenire ad un coerente inquadramento della risposta sanzionatoria amministrativa nei casi di errori nella determinazione del credito R&S; parimenti attivo il confronto sulle misure del Piano Transizione 4.0, rispetto alle quali, oltre alle richieste di proroga e rafforzamento, sono state presentate proposte di modifica nell’ambito di un apposito tavolo costituito da MEF e MiSE. Inoltre, in relazione al tema dei bonus edilizi, Confindustria è più volte intervenuta con proposte volte a mitigare quelle restrizioni introdotte in sede di cessione dei crediti di imposta e che hanno avuto come effetto il blocco del mercato connesso ai lavori edilizi. Tra gli obiettivi del PNRR è prevista l’istituzione di fondi, sgravi e agevolazioni finanziarie per le imprese, per oltre 40 miliardi di euro. Confindustria sta seguendo lo stato di avanzamento di tali misure e sta dialogando con il sistema bancario con specifico riferimento alle misure che saranno intermediate dalle stesse banche o ai servizi di accompagnamento che queste potranno offrire alle imprese che partecipano ai diversi bandi previsti. Particolare attenzione è stata prestata al rafforzamento del Fondo 394/81 di SIMEST, che rappresenta una misura fondamentale di sostegno per le PMI che intendano avviare o consolidare la propria attività nei mercati esteri. Al fine di massimizzare i benefici dello strumento ed agevolare l’accesso alla misura per un numero sempre maggiore di imprese, l’azione di Confindustria nell’ultimo anno si è focalizzata sui seguenti obiettivi: assicurare un’adeguata copertura alla misura e ai contributi a fondo perduto per il 2022; mettere in campo nuovi interventi e correttivi per migliorare lo strumento ed eliminare le principali criticità segnalate dal Sistema; colmare il gap comunicativo/conoscitivo potenziando le attività di comunicazione ed informazione attraverso l’organizzazione di webinar e incontri mirati; assistere e supportare efficacemente le aziende nella conclusione dell’iter di presentazione ed accoglimento delle domande di finanziamento.

Siamo convinti da sempre che la frattura economica e sociale a scala territoriale del Paese rappresenti un freno oggettivo alla sua crescita economica complessiva, per il Mezzogiorno e per il Centro-Nord, e che agire con più intensità sullo sviluppo del Mezzogiorno rappresenti una condizione imprescindibile per riportare l’Italia su
un sentiero di crescita e di convergenza verso l’Europa. Un’ Europa che si è finalmente accorta di questo unicum italiano, ponendola tra le priorità del nostro PNRR.
Vito Grassi
Presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali
e per le politiche di coesione territoriale
Il Mattino, ottobre 2021

Per un Paese più coeso

Colmare i divari territoriali in Italia è prioritario molto più che altrove. Oltre alla riserva complessiva di destinare il 40% delle risorse territorializzabili previste dal PNRR, nel periodo 2021-2027 si è avviato un nuovo ciclo di programmazione di interventi nel Mezzogiorno e di Coesione Territoriale, a livello nazionale (Fondo Sviluppo e Coesione) ed europeo (Fondi strutturali). Confindustria è intervenuta contribuendo alla definizione di nuovi strumenti di sostegno alle imprese e di programmazione di investimenti a livello regionale e territoriale, finalizzati al riequilibrio e allo sviluppo delle varie aree del Paese. Tra questi si ricordano l’aggiornamento della disciplina sul Credito d’imposta agli investimenti nel Mezzogiorno, l’adeguamento della normativa sulle Zone economiche speciali (ZES) e la semplificazione degli incentivi agli
investimenti nel Mezzogiorno (riforma PNRR).

L’Economia del Mare può davvero rappresentare il comparto che potrà dare risposte alle aspettative delle imprese e della collettività: è un cluster che nel Mezzogiorno svolge già adesso un ruolo economico e produttivo rilevante, ma che presenta potenzialità di crescita straordinarie e tutte ancora da sfruttare, in un contesto in cui il Mezzogiorno può essere il centro e il motore di un nuovo sviluppo.
Natale Mazzuca
Vice Presidente Economia del Mare
Adnkronos, novembre 2021

Sempre su questo frangente, è doveroso citare gli interventi relativi all’Economia del Mare, tematica promossa da Confindustria sin dalla scrittura del PNRR, vista la rilevanza nel panorama italiano. Nel merito, il PNRR prevede numerosi interventi, tra cui la riforma sulla Autorità di sistema portuale, il rinnovo dei mezzi di navigazione, lo sviluppo della logistica portuale e l’elettrificazione delle banchine. Si è costituito un Tavolo Consultivo con tutte le rappresentanze confederali del cluster marittimo-portuale, al quale è stato sottoposto per l’approvazione un programma di lavoro. Le attività di analisi, approfondimento e proposta sono state affidate a quattro gruppi tematici di lavoro, al quale hanno potuto partecipare tutte le rappresentanze di categoria e territoriali di Confindustria. I gruppi hanno concluso la loro attività sulla base di documenti di base, coi quali è stato elaborato un documento finale di policy e proposte, presentato nell’evento dal titolo “Progetto Mare” del 12-13 maggio 2022.

In ultimo, Confindustria si è fortemente impegnata su una serie di iniziative specifiche aventi rilevante impatto sul sistema industriale e sul Paese. Forte attenzione è stata dedicata agli interventi previsti dal PNRR e dal PNC, riguardanti gli ingenti investimenti nei trasporti e nella logistica e le riforme del Codice dei contratti pubblici, delle concessioni marittime e demaniali e delle procedure tecnico-amministrative, secondo un disegno strategico complessivo, fondato sul riequilibrio e l’ammodernamento del sistema logistico, la competitività e la coesione territoriale, la sostenibilità e la transizione ecologica e digitale. Proposte concrete sono state elaborate da Confindustria anche in tema di rigenerazione urbana e regolamentazione dei trasporti, sempre secondo una visione di politica industriale e di efficienza del sistema paese.

La sfida culturale che gli ITS presentano al sistema educativo italiano è proprio nell’apertura al mondo del lavoro. Essa risiede nel riconoscere che anche nelle imprese esiste una capacità formativa che può essere di complemento ai processi di istruzione e che può essere utilmente attivata a vantaggio delle nuove generazioni. Serve un pieno riconoscimento del valore del modello educativo degli ITS. In questo modo essi potranno diventare sempre di più “Accademie del Made in Italy”.
Giovanni Brugnoli
Vice Presidente Capitale Umano il Sole24Ore, aprile 2022

Per un paese aperto alle nuove competenze

La forte incidenza del debito sul bilancio pubblico ha influito in maniera significativa, almeno dal 2011 al 2017, sugli investimenti e, in particolare, su quelli destinati al sistema formativo rallentandone, giocoforza, il progressivo allineamento, sotto il profilo formale e sostanziale, ai sistemi di istruzione e formazione degli altri Paesi europei. Nel resto d’Europa si è continuato, invece, ad investire, nonostante le condizioni contingenti, ritenendo scuola e università asset fondamentali per la crescita economica e sociale. Tra i maggiori ritardi, lo sviluppo della gamba “professionalizzante” del nostro sistema di istruzione terziaria, segnato da posizioni ideologiche che ne hanno ostacolato il pieno compimento, impedendo di comprendere e apprezzare le forti potenzialità di percorsi fortemente orientati al mercato, centrati sulla valenza formativa del lavoro e guidati dalle imprese direttamente coinvolte nella progettazione e nell’erogazione delle attività formative.
Sul fronte del sistema degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), Confindustria ha contribuito nell’interlocuzione con il Parlamento, le Regioni e il Ministero dell’istruzione, formulando proposte di riforma attraverso la stabilizzazione del finanziamento pubblico alle Fondazioni ITS, la realizzazione di un sistema di “passerelle” che permetta il passaggio dal percorso ITS al percorso universitario e viceversa, una governance più snella e più impresa-centrica. Inoltre,
sul fronte dei dottorati industriali, il modello Confindustria-CNR è stato inserito all’interno della riforma dei dottorati di ricerca predisposta dal MUR, dal quale emerge un ruolo più incisivo dei soggetti industriali privati nel dottorato. L’intervento prevede l’attivazione di 5.000 dottorati industriali all’anno, per tre anni, con il cofinanziamento privato. Il 9 aprile 2022 sono stati pubblicati dal MUR i primi due decreti sui dottorati di ricerca, finanziati con investimenti previsti dal PNRR. Grazie a 300 milioni di euro di investimenti sono previste borse per dottorati di ricerca PNRR (1.200), per la PA (1.000), il patrimonio culturale (200), per programmi dedicati alle transizioni digitali e ambientali (100) e per dottorati industriali (5.000).

Per creare un nuovo ecosistema della ricerca e rafforzare la filiera della salute

Contestualmente all’aumento delle competenze, è necessario poi che queste si trasformino in innovazione e ricerca a beneficio di tutto il settore industriale (non a caso due componenti del PNRR si chiamano proprio “Istruzione e ricerca” e “Dalla ricerca all’impresa”). In questa logica Confindustria ha collaborato a stretto contatto con le istituzioni per contribuire alla stesura del PNRR, visto come un potentissimo acceleratore per permetterci di colmare i divari, rafforzando la capacità competitiva delle imprese e la loro partecipazione alle parti alte delle catene del valore globali. Sui temi della Ricerca la collaborazione, in particolare con MUR e MISE, è stata positiva e costruttiva sia nella progettazione degli interventi sia in questa prima fase di attuazione del Piano, seppur ci siano state criticità relative alla volontà del Governo di abolire il Patent Box.

Il PNRR pone Ricerca, Sviluppo e Innovazione alla propria base. Dobbiamo, infatti, sostenere con ogni mezzo la capacità di essere protagonista nella realizzazione delle nuove tecnologie e non solo utilizzatore e compratore netto. Solo così potremo garantire la crescita economica e sociale e dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini. Tale azione è coerente anche con gli obiettivi di indipendenza tecnologica che strategicamente il nostro governo ha più volte dichiarato.
Francesco De Santis
Vice Presidente Ricerca e Sviluppo
il Sole 24Ore, novembre 2021

Non sono mancate azioni con il Sistema associativo, che hanno incluso: un’intensa attività informativa sulle varie proposte; interventi al fine di promuovere una fattiva partecipazione delle Associazioni e delle imprese (webinar, seminari, note informative, schede di dettaglio, supporto operativo); azioni con il sistema pubblico di ricerca, tipo continue collaborazioni sia nella fase di analisi ed elaborazione delle proposte, sia nella fase progettuale in risposta ai bandi specifici.
L’altro ramo di intervento di Confindustria riguarda la ricerca e la salute come strategia di sviluppo del paese. Sui temi della Salute e dello sviluppo delle Life Science in Italia troviamo ancora ritrosie alla promozione di un vero modello di partenariato pubblico-privato, unico sistema in grado di garantire il trasferimento dell’innovazione fno ai percorsi di cura attraverso processi efficienti in termini di spesa. Eppure, i benefici sarebbero diffusi e tangibili. Sulla Salute occorre quindi uno sforzo aggiuntivo da parte delle istituzioni. Dal delicato punto di vista politico, va sottolineato che gli interventi previsti dal PNRR sono, in via generale, condivisibili ma la loro attuazione, centrata prevalentemente sul rafforzamento degli apparati pubblici, è debole e poco innovativa. Confindustria ritiene tutt’ora, invece, la collaborazione pubblico-privato sia uno strumento fondamentale soprattutto nel settore della salute così dinamico e con un’alta intensità di innovazione. Per questo Confindustria ha sviluppato un programma specifico per favorire lo sviluppo delle Life Sciences attraverso Ricerca, Sviluppo e Innovazione. È forte, infine, la preoccupazione che l’impostazione del Governo sulla salute, centrata tutta sul pubblico, possa determinare una futura esplosione della spesa pubblica mettendo a rischio la stessa sostenibilità del SSN.

Per affrontare le sfide della twin transition

Nell’ambito della transizione green, l’azione di Confindustria è stata massiva ed efficace, sin dalle fasi di scrittura del Piano, che ha incorporato molte delle richieste articolate attorno a tre azioni: abbattere le barriere non tecnologiche derivanti da un approccio restrittivo del legislatore; innalzare la capacità impiantistica “virtuosa” del Paese, favorendo l’efficienza degli impianti di riciclo e recupero; favorire lo scambio di beni prodotti in linea con i principi dell’economia circolare, attraverso la fiscalità e il green public procurement (GPP). Per esempio,

Un paese completamente digitale è l’obiettivo del PNRR e anche di Confindustria. Il cambiamento tecnologico è un elemento fondamentale per il rilancio e la competitività dell’Italia. Bisogna portare il digitale ovunque, a cominciare dalle infrastrutture fisiche e da quelle “immateriali” come Scuola, Sanità e Giustizia. Servono piani di inclusione digitale simili a quelli che nel secondo Dopoguerra fecero fare un balzo in avanti all’alfabetizzazione degli italiani.
Luigi Gubitosi
Vice Presidente Digitale
il Sole24Ore, luglio 2020

durante la conversione in legge del DL “Semplificazioni” (DL n. 77/2022), è stata semplificata la disciplina dell’”end of waste”, come richiesto da Confindustria, prevedendo una procedura autorizzativa più snella che supera il precedente regime che prevedeva un successivo e ulteriore coinvolgimento del MiTE e l’eventuale adeguamento dell’autorizzazione rilasciata alle prescrizioni del Ministero. Considerazioni simili sono valse per la sostituzione del combustibile tradizionale fossile con il CSS-Combustibile, prodotto da scarti non riciclabili, che contribuirà alla decarbonizzazione del settore del cemento e alla chiusura del ciclo integrato di gestione dei rifiuti. Ulteriori semplificazioni, da tempo attese, sono state apportate anche alla disciplina di gestione dei rifiuti, come la sostituzione dell’attestazione di avvenuto smaltimento per i rifiuti avviati a operazioni di recupero, con un’attestazione semplice di avvio al recupero o smaltimento.
Inoltre, l’adozione del Programma Nazionale di Gestione dei rifiuti, poi confiuito nel PNRR come riforma strategica per l’economia circolare, è stata prevista esplicitamente dall’art. 198-bis del d.lgs. n. 152 del 2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), nell’ambito del recepimento del Primo Pacchetto sull’economia circolare UE del 2018, come una proposta di Confindustria. La seconda grande transizione, quella digitale, continua ad essere una priorità per Confindustria: quest’anno in particolare l’attività si è concentrata sul coinvolgimento delle imprese, soprattutto le PMI, e l’attuazione del piano Transizione 4.0. In particolare, su quest’ultima voce, Confindustria ha svolto un’intensa attività di lobby per ottenere sia l’allungamento dei tempi di consegna dei beni ordinati nel 2021 per tener conto di ritardi nelle forniture e carenza di materie prime (consentendo così di poter beneficiare delle agevolazioni più elevate previste nel 2021), sia per
allineare la durata del piano Transizione 4.0 (inizialmente prevista fino al 2022) a quella del PNRR, assicurando così un orizzonte di medio periodo per realizzare gli investimenti in un contesto di stabilità della normativa.
Oltre a queste azioni volte ad assicurare l’efficacia degli strumenti, Confindustria ha proseguito la propria attività di “spinta” verso la trasformazione digitale attraverso i DIH, che accompagnano imprese e filiere nella valutazione della maturità digitale e le orientano verso l’ecosistema dell’innovazione, e tramite attività di sensibilizzazione e formazione con eventi e workshop di approfondimento (es. Monitor legislativo, Innovation days del Sole 24ore). I DIH hanno anche realizzato nuovi progetti di filiera, per esempio con Leonardo, Hitachi, ENEL, e hanno partecipato al bando europeo per la creazione di un network europeo di Digital Innovation Hub. Sempre relativamente alla digitalizzazione, il PNRR cerca di colmare dei ritardi che ad oggi il Paese sconta nei confronti dei principali competitor, sia a livello europeo che mondiale.
Con un punteggio complessivo pari a 42,4, l’Italia si colloca al 23º posto su 27 paesi UE in termini di connettività (DESI 2021). In linea con le richieste di Confindustria, ad oggi sono state impegnate risorse per 9,8 miliardi di euro per progetti per la digitalizzazione del Paese, tra i quali il Piano Italia a 1 Giga, Piano Scuole e Strutture sanitarie connesse, Piano Isole Minori, e il Piano Italia 5G, che costituisce l’abilitatore principale delle tecnologie legate ad Industria 4.0 e all’economia dei dati (IoT, Cloud, Edge computing).
Un ultimo aspetto non meno importante riguarda il progetto Gaia-X: Confindustria ha promosso la partecipazione dell’industria italiana alla creazione di un cloud federato europeo, e su mandato del Governo ha provveduto a costituire il Regional Hub italiano per lo sviluppo di progetti nazionali cofinanziati dal Governo.

Strategia sulla proprietà industriale 2021-2023

La Strategia sulla proprietà industriale, adottata con decreto del Mise il 23 giugno 2021, è il primo provvedimento nazionale di attuazione del PNRR, con uno stanziamento economico di 30 milioni di euro per realizzare un pacchetto di interventi volti a promuovere la proprietà intellettuale nell’ambito della digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo. La proprietà industriale ha un ruolo chiave nella transizione digitale e verde dell’economia perché promuove e protegge l’innovazione assicurando un vantaggio competitivo all’impresa che, anche grazie agli asset immateriali, può operare in nuovi mercati e ampliare il proprio business. Confindustria nella risposta alla consultazione sulla Strategia sulla proprietà industriale del giugno 2021, ha elaborato proposte per:

1) promuove la protezione dei titoli di Proprietà Industriale, soprattutto tra le PMI, semplifcando le procedure di registrazione e di mantenimento;

2) promuovere la collaborazione tra il sistema pubblico e le imprese;

3) rafforzare le misure per la lotta alla contraffazione attraverso un approccio integrato con la tutela del copyright.

Per l’elaborazione delle proposte è stato creato un tavolo di lavoro inter-area per il più ampio coinvolgimento del Sistema. Inoltre, Confindustria ha organizzato due momenti formativi per illustrare: i nuovi bandi del Governo per la promozione economica dei beni immateriali; il nuovo sistema brevettuale unitario. Il Disegno di legge di modifica del Codice della Proprietà Industriale (D.lgs. 30/2005 – CPI), che è il primo tassello di attuazione della Strategia sulla Proprietà industriale, recepisce la proposta di Confindustria di modificare l’attuale disciplina per attribuire alle Università e agli Enti pubblici di Ricerca la titolarità delle invenzioni del dipendente nell’esecuzione di un contratto di ricerca o di un rapporto di lavoro. L’intervento ha l’obiettivo di facilitare la gestione dei brevetti nei rapporti tra Università e imprese e di favorire il partenariato tra questi soggetti.