Gli aumenti dei costi di materie prime e commodities sono insostenibili in termini
di competitività per le imprese italiane. Fondamentale, allora, è intervenire poiché esiste per molti settori il rischio concreto di perdere quote di mercato in modo irreversibile. C’è in gioco il futuro dell’Italia come paese manifatturiero.
Centro Studi Confindustria
Nota CSC, Il Foglio, gennaio 2022

RINCARI MATERIE PRIME E COMMODITIES: UN OSTACOLO ALLA RIPRESA

L’escalation dei rincari delle materie prime ha generato nelle imprese, i soggetti più colpiti, preoccupazioni e difficoltà operative. Confindustria ha monitorato dal primo momento il problema svolgendo analisi a beneficio delle associazioni di categoria e territoriali per comprenderne l’entità, le cause e gli impatti per i prossimi anni. I diffusi rincari hanno riguardato energia, metalli, alimentari e altre materie prime, con aumenti a doppia cifra. Se prima del conflitto Russia-Ucraina gli aumenti dipendevano da una scarsità di offerta mondiale o da una rincorsa al rialzo insieme al prezzo del petrolio guidata dalla speculazione finanziaria, dopo il conflitto la causa prevalente è diventata la scarsità di offerta, effettiva o temuta ma anticipata nei prezzi di mercato.

Le dirette criticità per le imprese sono state la compressione dei margini industriali e la difficoltà nel reperire alcune materie prime. Nelle previsioni del CSC, questa situazione, aggravata dal conflitto, continuerà per tutto il 2022 e, per molte materie prime, anche per il 2023. Confindustria ha costantemente monitorato il fenomeno e ha elaborato una nota di analisi e proposte.
A inizio anno 2022, il fenomeno si è trasformato in allarme per il sistema industriale italiano: l’aumento del costo delle materie prime e la crescita vertiginosa del prezzo del gas e dell’energia elettrica sono diventati possibile causa di blocco delle attività industriali o di perdita irreversibile di quote di mercato. L’aumento dei costi che le aziende devono fronteggiare è diventato insostenibile in termini di competitività. Confindustria ha chiesto quindi un intervento del Governo per attuare tempestivamente misure congiunturali e strutturali, con una visione strategica che integri politica energetica e politica industriale. Le misure richieste da Confindustria si sono rese necessarie per fare fronte a rialzi imprevisti. A questi rialzi si è aggiunto l’aumento persistente del costo dei trasporti marittimi. Una tempesta perfetta che ci ha penalizzato anche in confronto ai nostri principali paesi concorrenti europei a seguito delle policy che all’estero, invece, sono state adottate.