
L’unione europea deve creare un ecosistema che incentivi gli investimenti privati: uno dei primi banchi di prova e la riforma del patto di stabilità e crescita. Senza misure si rischia di creare ulteriori distorsioni competitive e di indebolire fortemente la posizione della nostra industria determinando desertificazione industriale e depressione economica in interi territori dell’unione
Stefan Pan Delegato del Presidente di Confindustria per l’Europa
Il Sole 24 Ore, novembre2021

RAFFORZAMENTO
DELLA GOVERNANCE EUROPEA
La pandemia ha messo a dura prova l’architettura dell’Eurozona, mettendo in risalto la necessità di rendere il framework attuale agile e rapido nel rispondere a shock imprevisti.
A seguito della guerra scoppiata in Ucraina, è ancora più evidente la necessità di proseguire sulla strada del rafforzamento della governance europea, potenziando la capacità dell’Unione di reagire rapidamente alle emergenze, favorendo gli investimenti e supportando la ripresa, rendendo stabile il quadro in cui operano le imprese, senza l’imposizione di ulteriori costi e oneri burocratici.
A parere di Confindustria, è prioritaria la revisione del Patto di stabilità e crescita, avviata nel febbraio 2020, interrotta a seguito dalla pandemia, e rilanciata dalla Commissione nel dicembre 2021. Il dibattito in corso dovrebbe concludersi entro il 2022 e consentire a un nuovo Patto di entrare in vigore nel 2023, prima che la clausola generale di salvaguardia venga disattivata e che le vecchie regole tornino a operare. Tuttavia, l’impatto della guerra in Ucraina sull’economia europea potrebbe portare a un’ulteriore proroga della clausola, e quindi della sospensione delle regole, anche nel 2023. In questo contesto di revisione dell’architettura dell’Eurozona e di rafforzamento della governance europea per fronteggiare situazioni di crisi, si inseriscono anche le iniziative di riforma della tassazione a livello internazionale e quelle nell’ambito della governance e regolazione dei mercati digitali, nonché il pacchetto di proposte sulle risorse proprie del bilancio dell’UE (per il rimborso dei debiti per Next Generation EU) relative all’introduzione di tre nuove fonti di entrate tra cui quelle provenienti dallo scambio di quote di emissioni (ETS) e le risorse generate dal proposto meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere dell’UE.
1.
Revisione del Patto di stabilità e crescita
Le imprese hanno subìto duri contraccolpi a causa dei lunghi lockdown e delle interruzioni nelle catene d’approvvigionamento prima, e dell’instabilità geopolitica e delle conseguenze delle sanzioni poi. Confindustria ritiene cruciale che la revisione della governance economica europea tenga in considerazione lo scenario post-pandemico e gli effetti causati dalla guerra in Ucraina.
In questo senso, la riforma del Patto di Stabilità e Crescita dovrà condurre a regole in grado di favorire gli investimenti, in particolare per sostenere la transizione verde e digitale e supportare la ripresa, e consentire una riduzione sostenibile dei debiti pubblici attraverso criteri e percorsi differenziati tra Stati membri e superando il criterio relativo al debito (60% rapporto debito pubblico/PIL e, qualora tale rapporto superi l’obiettivo del 60%, riduzione mediamente di 1/20 all’anno per la parte eccedente tale misura), ormai anacronistico e di difficile applicazione. Infatti, a seguito della pandemia, il debito medio nella zona euro si trova vicino al 100% del PIL. Ridurlo seguendo le vecchie regole appare non sostenibile, se non addirittura impossibile.
Nell’ambito della riforma del Patto di stabilità e crescita, Confindustria ha risposto alla consultazione della Commissione per supportare una revisione delle regole che tenga conto del contesto post-pandemico e si allontani dal modello adottato a seguito della crisi del 2011 in Europa. Le discussioni sono ancora in corso.
Tuttavia, Confindustria è riuscita, nell’ambito delle diverse proposte, a far presentare emendamenti, a veicolare i punti prioritari attraverso le risposte alle consultazioni pubbliche e alla redazione di position paper, e a organizzare incontri istituzionali. Le azioni di Confindustria hanno indirizzato i vari iter nel senso auspicato.
2.
Riforme della tassazione a livello internazionale
Nel quadro della revisione del framework internazionale si inseriscono anche i lavori relativi all’approvazione di una riforma fiscale globale: il Pillar One, relativo ad una più efficiente distribuzione tra Stati del potere impositivo sui profitti delle multinazionali, e il Pillar Two, che prevede l’istituzione di un’imposta minima globale del 15% per i gruppi multinazionali. Con riferimento ai recenti sviluppi della normativa fiscale internazionale, occorre porre particolare attenzione al recepimento della stessa nell’ordinamento italiano.
Nello specifico, l’introduzione del Pillar Two in Italia, in attuazione della direttiva europea di prossima emanazione, comporterà l’adesione ad un nuovo sistema di regole con importanti impatti sui gruppi multinazionali presenti sul territorio italiano sia in termini di maggiori oneri fiscali che di compliance. La direttiva inoltre potrebbe sollevare questioni di compatibilità con l’ordinamento tributario italiano da valutare con estrema attenzione.
In merito al Pillar Two, Confindustria ha organizzato gruppi di lavoro con imprese associate e Amministrazione Finanziaria; è stata garantita la rappresentanza del Sistema mediante delegati presso BusinessEurope e presso il BIAC.
Proseguono, inoltre, i lavori connessi alle modifiche della direttiva IVA in discussione a livello europeo. Tra i temi principali: il recepimento delle nuove regole IVA sul commercio elettronico; la partecipazione alla consultazione pubblica sull’“IVA nell’era digitale”; le modifiche alle regole di applicazione delle aliquote IVA.
L’azione di Confindustria è volta ad evitare che dal recepimento della normativa europea e delle modifiche alla direttiva IVA derivino maggiori oneri, in termini impositivi e di compliance, per le imprese, nonché a garantire la coerenza con l’ordinamento interno. A tal fine Confindustria partecipa attivamente alla definizione della disciplina quale membro del VAT Expert Group (VEG) e agli eventi della Commissione europea (Fiscalis) e ai gruppi IVA presso BusinessEurope.
3.
Governance e regolazione della transizione digitale
Il perdurare dello stato di emergenza e le dinamiche di mercato sempre più globali impongono di razionalizzare e modernizzare le diverse componenti della regolazione economica, per rispondere alle urgenti e difficili sfide della ripresa economica e della competitività internazionale. In questo contesto occorre tenere in considerazione il fenomeno della digitalizzazione dell’economia e dei sistemi produttivi, promuovendo un quadro normativo di riferimento che assicuri un corretto bilanciamento degli interessi di operatori e utenti.
A livello UE, nonché ai fini di garantire la coerenza con il nostro ordinamento interno, l’attività di Confindustria si è concentrata sulle principali proposte legislative per disciplinare l’utilizzo e l’implementazione di nuove tecnologie digitali, in particolare il Regolamento sull’Intelligenza Artificiale e la cybersicurezza (NIS2, Regolamento sulla cyber resilienza), lo sviluppo dell’economia dei dati (Regolamento sulla governance dei dati, Regolamento europeo sui dati) e il funzionamento dei mercati online – Pacchetto sui servizi digitali, Digital Services Act (DSA) e Digital Markets Act (DMA). In merito a DSA e DMA Confindustria è intervenuta per aggiornare le norme che definiscono le responsabilità e gli obblighi dei fornitori di servizi digitali, in particolare delle piattaforme online, al fine di creare un ambiente digitale sicuro, individuare i punti di equilibrio per evitare una iper-regolamentazione, nonché rendere i mercati digitali più equi e competitivi.
A livello nazionale, l’attività di Confindustria si è concentrata sul recepimento della Direttiva UE 2019/771 sulla vendita di beni (D.Lgs n. 170/2021), mediante l’elaborazione di alcune proposte volte ad agevolare la gestione delle vendite da parte degli operatori e a evitare un eccessivo aggravamento della disciplina sui rimedi per i difetti di conformità. Alcune delle proposte hanno avuto esito positivo, come la mancata estensione a 2 anni del termine per l’inversione dell’onere della prova del difetto di conformità, che è stato infatti fissato a 1 anno.
Confindustria ha altresì sostenuto le imprese nell’implementazione delle nuove Linee guida sui cookie, sensibilizzandole sul valore dei dati personali e sull’importanza di trattarli correttamente.
In merito ai Cookies, l’azione di Confindustria è stata volta ad assicurare agli utenti il controllo dei propri dati e a sensibilizzare Associazioni e imprese in merito alla corretta gestione dei dati.