La pandemia lo ha reso evidente: la salute è il futuro. Senza di essa non c’è coesione sociale né sviluppo economico. In questi mesi sono emerse sia l’importanza di sostenere la ricerca e tradurne i risultati in prodotti e servizi innovativi per rispondere ai bisogni dei cittadini, sia la strategicità della filiera Life Science, indispensabile per migliorare la salute e leva per il rilancio e la tenuta sociale ed economica del Paese. Di fronte allo tsunami sociale e politico causato dalle 3 transizioni che stiamo vivendo – pandemica, digitale, energetica – è necessario agire subito e con responsabilità. Le risorse per il fondo sanitario nazionale, finalmente aumentate e cui si aggiungono quelle del PNRR, devono però essere canalizzate in investimenti che migliorino efficienza e qualità del sistema sanitario, mirati anche ad attrarre investimenti privati al servizio del bene pubblico che è la salute.
Gianfelice Rocca
Special Advisor Confindustria per le Life Science
Il Sole 24 Ore, febbraio 2022

SCENARI PREVISIONALI 2022-2023

Ad aprile, il Centro Studi di Confindustria (CSC) ha presentato le previsioni economiche di primavera e, quando il Governo ha approvato il Documento di Economia e Finanza, il Presidente Carlo Bonomi ha scelto di intervenire in prima persona in Audizione. Dalle analisi di Confindustria sono emerse importanti proposte che hanno rappresentato – e lo sono tuttora – l’architrave del dibattito economico e politico del Paese.
In queste occasioni Confindustria ha espresso la propria preoccupazione per uno scenario economico dominato da estreme tensioni e incertezze generate dall’invasione russa in Ucraina, in un quadro già reso difficile dal perdurare della pandemia, dalle pressioni al rialzo sui prezzi di varie commodity, dal reperimento di materie prime e materiali e dai colli di bottiglia in alcune catene di fornitura globali. Per queste cause, da una indagine del CSC svolta su un campione di imprese associate è emerso che oltre il 16% di esse aveva già ridotto la produzione. E oltre un terzo delle imprese indicava di poter continuare soltanto per 3 mesi senza sostanziali sospensioni.
Il quadro macroeconomico del DEF, che prevede una crescita tendenziale del PIL al 2,9% nel 2022, basata su una contrazione dello 0,5% nel primo trimestre e una ripresa nel secondo e nel corso dei mesi estivi, con un ritorno a una crescita a ritmi sostenuti, è apparso ottimistico.
Secondo il Centro Studi Confindustria “per quest’anno si prevede un incremento del PIL del +1,9% ma – si noti bene – la variazione positiva è interamente dovuta a quella già acquisita a fine 2021 (+2,3%), grazie all’ottimo rimbalzo dell’anno scorso. Infatti, qualsivoglia previsione di variazione del PIL inferiore al 2,3% annuo implica che quest’anno saremo in recessione”.
Il CSC, sulla base di ipotesi certamente non pessimistiche (la fine della guerra e la riduzione dei suoi principali effetti a giugno, l’assenza di un razionamento dell’energia elettrica per il settore produttivo, il crollo dei contagi e dei suoi effetti e l’attuazione del PNRR), ha elaborato la previsione che nei primi due trimestri l’economia italiana entri in una “recessione tecnica” (-0,2% e -0,5% rispettivamente) e che questa non sarà compensata dalla lieve ripresa attesa nella seconda metà dell’anno.
Ha evidenziato, inoltre, che “i rincari dei prezzi energetici (+52,9% annuo a marzo) stanno comprimendo il potere d’acquisto delle famiglie e ciò influirà sull’ampiezza e sul ritmo di crescita dei consumi. Il forte aumento dell’inflazione, che non si esaurirà nel breve termine, finirà per comprimere la domanda aggregata”.
Nell’attuale quadro economico, Confindustria, attraverso le parole del Presidente Bonomi in Parlamento, è tornato ad invocare misure economiche strutturali per l’industria analoghe a quelle assunte in altri Paesi UE: “Abbiamo bisogno di estendere Industria 4.0 come uno strumento permanente delle scelte nazionali. E accompagnarvi misure contributive, fiscali, politiche attive del lavoro, di sostegno a ricerca e sviluppo, che si pongano tutte insieme come obiettivo permanente”. Rilevando un punto essenziale: “per noi l’industria italiana è strategica. La manifattura del nostro Paese va considerata una leva essenziale della sicurezza nazionale”.
Il rischio prospettato da Confindustria alle Istituzioni è quello di un fermo parziale dell’attività produttiva, per l’eccessivo aumento dei costi in una prima fase, e per una domanda sfiancata dal persistente aumento dei prezzi in seguito.
In questo senso è fondamentale evitare il pericolo di alimentare ulteriormente la spirale inflattiva con una non corretta politica dei redditi. Il DEF opportunamente richiama la validità del sistema attuale basato sul meccanismo dell’IPCA al netto degli energetici importati, in virtù del quale, quando i prezzi energetici scenderanno, la forbice tra inflazione e andamento delle retribuzioni si invertirà nuovamente e il potere d’acquisto riguadagnerà terreno rispetto ai prezzi. Non è possibile chiedere alle imprese, che si stanno già fermando per gli aumenti dei costi degli input, anche un aumento del costo del lavoro.

Nel primo trimestre avevamo detto, con il Centro Studi Confindustria, che avremmo rallentato con il Pil in zona negativa dello 0,2% e purtroppo abbiamo avuto ragione. Vuol dire che ci stiamo mangiando l’effetto trascinamento del rimbalzo del 2021 e questo è un dato che ci deve preoccupare. Il timore è che nel secondo trimestre del 2022 gli effetti della guerra si faranno sentire in maniera più forte con il rischio di entrare in “recessione tecnica”. Purtroppo, stimiamo che la ripresa ai livelli del pre-pandemia non avverrà prima del 2023. 
Carlo Bonomi
Presidente Confindustria
Conferenza Stampa Rapporto di previsione del Centro Studi Confindustria, aprile 2022