Siamo nel pieno di una drammatica crisi energetica che colpisce tutti i settori manifatturieri, il cuore produttivo del Paese. L’incremento dei costi di gas ed energia elettrica per alcuni comparti, come quello delle acciaierie, della ceramica o del vetro, è insostenibile in assenza di interventi immediati. Servono, inoltre, misure strutturali e organiche contro il caro-energia per garantire la tenuta del Paese.
Aurelio Regina
Delegato del Presidente di Confindustria per l’Energia
Il Messaggero, dicembre 2021

SHOCK ENERGETICO: L’ALLARME DELLE IMPRESE

I mesi a cavallo tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 sono stati caratterizzati dal fenomeno dei rincari dei prezzi delle commodities energetiche.
L’impennata della quotazione del gas si è rapidamente trasferita sul prezzo dell’energia elettrica in Italia, facendo lievitare i costi energetici delle imprese industriali: +27 miliardi nella manifattura nel 2022 rispetto al pre-crisi. In una prima fase della crisi energetica Confindustria ha proposto una serie di interventi, congiunturali e strutturali.
Tra gli interventi congiunturali: intervenire sulle componenti fiscali e parafiscali della bolletta elettrica e del gas naturale aumentando il livello di esenzione per i settori manifatturieri, con particolare riferimento ai comparti energivori a rischio delocalizzazione; rafforzare gli strumenti di partecipazione della domanda ai servizi di sicurezza del mercato elettrico e gas. Con riferimento all’aumento dei prezzi della CO2 , Confindustria ha invitato la Commissione ad adottare misure anti-speculative per gli strumenti derivati (ad esempio in termini di margini o agendo con riferimento alla Market Stability Reserve al fine di calmierare i prezzi).
Tra gli interventi strutturali, per quanto riguarda il gas naturale Confindustria ha proposto di aumentare la produzione nazionale e riequilibrare, sul piano geopolitico, la struttura di approvvigionamento del Paese. Per il mercato elettrico, ha rilanciato la necessità di promuovere rapidamente una riforma, al fine di disaccoppiare la valorizzazione della crescente produzione di energia rinnovabile dal costo di produzione termoelettrica a gas.
Lo shock energetico che aveva colpito già duramente famiglie e imprese è stato ulteriormente aggravato dalla guerra Russia-Ucraina. In parallelo ai provvedimenti che il Governo ha attuato per fronteggiare l’emergenza, Confindustria ha strutturato una serie di proposte aggiuntive – sia di natura congiunturale sia strutturale richiedendo di affiancare alle misure nazionali iniziative e decisioni a livello europeo.

Le proposte a livello nazionale:

• Messa a disposizione dei settori industriali c.d. energy intensive di 25 TWh (a oggi nelle disponibilità del GSE) a un prezzo prestabilito, pari a 50 €/MWh. A fronte di questo beneficio, della durata di 2-3 anni, l’industria italiana si impegna a sviluppare investimenti per una capacità produttiva equivalente a 12 GW di produzione fotovoltaica e a 5 GW di produzione eolica. Questa richiesta ha avuto una parziale risposta nell’ambito della conversione del DL Energia 1, con emendamenti che prevedono il rilascio di quantitativi di energia a prezzi calmierati per i settori industriali, senza tuttavia fornire precise indicazioni in merito alla determinazione dei prezzi di trasferimento ai settori energivori e, soprattutto, con una tempistica attuativa non certo emergenziale.

• Accompagnamento della misura del Decreto Energia 1, che opportunamente prevede l’incremento della produzione di gas nazionale, con la cessione dello stesso ai settori industriali per 10 anni, e una misura ponte (es., l’allungamento dei crediti di imposta previsti per attenuare i costi dell’energia) fino alla disponibilità fisica dei nuovi volumi che saranno estratti.

• Incremento delle agevolazioni per i settori “energivori” con riferimento alle componenti parafiscali della bolletta elettrica, prevedendo, per gli anni 2022 e 2023, un livello di contribuzione agli oneri generali di sistema, nella misura dello 0,5% per le imprese rientranti nelle classi di intensità elettrica calcolata rispetto al valore aggiunto lordo (VAL) e nella misura del 15% per le imprese rientranti nelle classi con intensità elettrica calcolata sul fatturato, come prevede la disciplina europea in materia di aiuti di stato per l’energia e l’ambiente.

• Accelerazione dei processi autorizzativi per raggiungere i target delle fonti rinnovabili previsti dal PNRR e ridurre la bolletta energetica.

Rimane fondamentale la riforma del mercato elettrico. È necessario accelerare lo sviluppo di nuova capacità di produzione elettrica da fonte rinnovabile e individuare senza indugio le aree idonee ove collocare gli impianti.

Le catene globali del valore sono messe a dura prova dai rincari energetici, dalla difficoltà di reperimento e approvvigionamento di materie prime e da criticità logistiche. Questo porterà ad un ripensamento delle stesse catene del valore globali in cui l’Italia, con un approccio di sistema in cui la filiera diventa la cinghia di trasmissione tra imprese domestiche e a capitale estero, potrebbe cogliere importanti opportunità.
Barbara Beltrame Giacomello
Vice Presidente Internazionalizzazione

Nordest Economia, marzo 2022

Le proposte a livello europeo:

• Interventi per arginare manovre speculative sui mercati energetici e delle quote di emissione di CO 2 (meccanismo ETS).

• Un’azione europea per una regolamentazione coordinata dei prezzi. L’obiettivo è un prezzo comune regolato del gas, che tuteli l’industria da manovre speculative e da condizioni economiche abnormi rispetto agli approvvigionamenti. Laddove non si raggiunga un accordo sul CAP al prezzo del gas, è necessario avviare rapidamente un percorso per una Borsa europea del gas Regolamentata.

• Una sospensione del meccanismo ETS, affinché siano adottate tutte le misure compatibili con il mercato per limitare gli effetti speculativi recenti, rivedendo il funzionamento della Market Stability Reserve, per potenziarne la funzione equilibratrice.

A tal proposito, Confindustria sta seguendo attivamente l’azione della Commissione europea, che il 18 maggio ha presentato il Piano REPowerEU, che prevede: misure di breve e mediolungo termine per promuovere interventi di efficienza energetica (il cd. “piano di risparmio energetico dell’UE”), oltre che l’invito ad innalzare l’obiettivo di riduzione dei consumi energetici, nell’ambito della revisione della Direttiva sull’efficienza energetica, portandolo al 13% (prima 9%); un Hydrogen Accelerator per promuovere il rapido sviluppo del nuovo vettore; una proposta di revisione della Direttiva sulle energie rinnovabili volta ad accelerare le procedure di rilascio delle autorizzazioni e ad innalzare l’obiettivo al 2030 (che passerebbe dal 40 al 45%), insieme ad orientamenti per gli Stati membri in materia di autorizzazioni e Power Purchase Agreements (PPAs); una comunicazione per rispondere agli elevati prezzi energetici, inclusa una valutazione su come ottimizzare il design del mercato elettrico. Accompagnano il Piano REPower la Strategia UE per l’energia solare e una comunicazione sull’impegno esterno dell’UE in materia di energia per promuovere la negoziazione di accordi politici con fornitori di gas ed esplorare un aumento delle forniture di GNL dall’Africa.

Serve un tetto al prezzo del gas. Se è possibile in una cornice europea, altrimenti l’Italia deve agire da sola. L’Arera, l’autorità dell’energia, può convocare gli importatori di gas e chiedere trasparenza. Dobbiamo sapere quanto pagano il gas e conoscere la durata dei contratti.
Non credo che gli importatori comprino tutto ai prezzi di mercato, impazziti, di questa fase.
Carlo Bonomi
Presidente Confindustria
Corriere della Sera, aprile 2022

1.

Un tetto italiano al prezzo del gas

 

Ad aprile il Presidente Carlo Bonomi ha sottolineato come in Italia, rispetto a Francia e Germania, “il problema dell’energia è più acuto. La quota di elettricità prodotta dal gas è molto più alta persino che in Germania e questo rischia di diventare un handicap per le imprese, perché il gas è rincarato molto più delle altre fonti di energia”.
La proposta avanzata riguarda la possibilità di prevedere un “tetto al prezzo del gas” imposto dall’Unione europea ai produttori esteri: “l’Italia lo ha proposto, ma se l’Europa non vuole dobbiamo agire da soli: un tetto che valga in Italia sul prezzo del gas comprato all’ ingrosso, molto sotto i livelli attuali, è un’opzione realizzabile. L’Arera, l’autorità dell’energia, può convocare gli importatori di gas e chiedere trasparenza. Dobbiamo sapere quanto pagano il gas e conoscere la durata dei contratti. Non credo che gli importatori comprino tutto ai prezzi di mercato, impazziti, di questa fase. Capiremo così come applicare un tetto e quali sono i profitti sull’elettricità. Quest’ultima viene rivenduta a tariffe che riflettono l’altissimo prezzo di mercato attuale del gas: vedremo se c’è chi specula”. In merito all’elettricità, il Presidente Carlo Bonomi ha spiegato che “Confindustria vuole intervenire a monte, sul prezzo del gas all’import. A questi prezzi, gli aumenti in bolletta pari a circa 40 miliardi saranno a carico di imprese e famiglie. Si rischia che quel 16-20% attuale di imprese che oggi riducono la produzione diventino il 50%. Eppure, questo non è ancora sentito come un problema di sicurezza nazionale”.
La richiesta è stata portata dal Presidente del Consiglio Mario Draghi in sede europea e contemporaneamente a metà maggio la Spagna, in seguito ad una autorizzazione specifica da Bruxelles, ha fissato un tetto nazionale riducendo le bollette del 30%.